“Van Gogh. L’uomo e la terra”18 ottobre 2014 - 8 marzo 2015Palazzo Reale, Milano

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La mostra “Van Gogh. L’uomo e la terra”, a Palazzo Reale di Milano dal 18

ottobre 2014 fino all’8 marzo 2015, si propone di indagare il profondo rapporto

tra il celeberrimo artista olandese, la Natura e la Terra.

In vista di Expo Milano 2015, partner di questo evento, la rassegna vuole

mettere in relazione le opere esposte con il tema dell’Esposizione Universale

“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” dimostrando quanto l’interesse

dell’artista per i cicli della terra e quelli della vita dell’uomo abbiano

profondamente influenzato tutta la sua poetica.

Curata da Kathleen Adler con un comitato di esperti dell’opera di Van Gogh

quali Cornelia HomburgSjraar van HeugtenJenny Reynaerts Stéphane

Guégan, la mostra vede esposte 47 opere di Van Gogh tra cui alcuni capolavori

assoluti quali Autoritratto (1887), Ritratto di Joseph Roulin (1889) e Paesaggio

con covoni e luna che sorge (1889).

Il corpus principale delle opere, diviso in sei sezioni, proviene dal Kröller-Müller

di Otterlo, cui si affiancano il Van Gogh Museum di Amsterdam, il Museo

Soumaya-Fundación Carlos Slim di Città del Messico, il Centraal Museum di

Utrecht, e importanti collezioni private.

L’allestimento della mostra, a firma dal famoso architetto giapponese Kengo

Kuma, si ispira anch’esso alla Natura, proponendo al visitatore un’esperienza

immersiva nel mondo di Van Gogh.

“Con questa mostra Milano rinnova il suo impegno nei confronti di una politica

culturale che interpreta le vicende attuali più significative e al tempo stesso apre

scenari di approfondimento sui protagonisti della storia dell’arte – ha dichiarato

l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Il nucleo di opere provenienti dal

celebre Museo Kröller-Müller di Otterlo sono al centro del percorso espositivo e

intendono portare all’attenzione del pubblico il rapporto ancestrale ed eterno tra

uomo e terra: una riflessione che il Comune di Milano intende proporre alla città e

ai suoi visitatori con un’esposizione che si fa “ambasciatrice” del Tema di Expo

2015 “Nutrire il pianeta Energia per la vita”, e ne scandisce l’arrivo a pochi mesi

dall’inaugurazione”.

Expo Milano 2015 ha voluto essere partner nella visione di un grande artista che

anticipa il carattere educativo di questa Esposizione Universale, traducendolo

con l’espressione più alta del linguaggio dell’arte figurativa capace di parlare agli

abitanti di ogni età e di ogni parte del globo.

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, la mostra è promossa

dal Comune di Milano - Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale di

Milano, Arthemisia Group 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, in

collaborazione con Kröller-Müller Museum di Otterlo.

Main sponsor della mostra è il Gruppo Unipol.

La mostra rientra tra gli eventi del 125° anniversario della morte di Vincent van

Gogh, celebrati con il grande programma internazionale Van Gogh 2015 e

curato dal Van Gogh Europe Fondation - istituzione sostenuta dal governo

olandese a tutela e promozione dell’opera di Van Gogh e costituita di base da

quattro organizzazioni: il Museo Van Gogh, il Kröller-Müller Museum, Van Gogh

Brabant e Mons 2015, Capitale Europea della Cultura. Sotto il nome collettivo di

Van Gogh Europe, esse costituiscono il fulcro della collaborazione tra circa 30

organizzazioni con base in Olanda, Belgio, Francia e Inghilterra, attivamente

impegnate nella promozione dell’eredità lasciata dal grande maestro olandese.

La rassegna è patrocinata dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma.

La mostra partecipa a Milano Cuore d’Europa, il palinsesto culturale

multidisciplinare promosso dal Comune di Milano dedicato al tema della

cittadinanza culturale e civile europea attraverso le figure che con la propria

storia e la propria produzione artistica hanno contribuito a declinarne la

molteplice identità.

Inserita negli eventi ufficiali del Van Gogh Europe - l’istituzione sostenuta dal

governo olandese a tutela e promozione dell’opera di Van Gogh - la mostra è

patrocinata dall’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma.

Kathleen Adler, curatrice dell’esposizione e di mostre dedicate ad alcuni tra i più

importanti esponenti del movimento impressionista e autrice di significative

monografie, scrive a proposito di Van Gogh: “Nella vita di Vincent, eternamente

in movimento, precario, tormentato, incapace di mettere radici, di adeguarsi alle

convenzioni della società e in perenne conflitto anche con la famiglia, esiste un

unico legame costante e indissolubile: quello con la terra e le sue fatiche”.

Concetto che la mostra intende esplorare e illustrare al grande pubblico e che

divenne per Van Gogh una filosofia di vita, come scrisse il grande storico dell’arte

anche Giulio Carlo Argan riferendosi all’artista che “è accanto a Kierkegaard e

Dostoevskij e che si pone dalla parte dei diseredati, dei contadini cui l’industria

non toglie solo la terra e il pane, ma la dignità di esseri umani, il sentimento

dell’eticità e della religiosità del lavoro”.

A supportare l’indagine della curatrice nel mondo contadino di Van Gogh, un

comitato di fama mondiale che annovera studiosi dell’arte di Van Gogh in tutti i

suoi aspetti: Cornelia Homburg, tra i massimi esperti di Van Gogh nonché

curatrice delle più importanti mostre dedicate all’artista; Sjraar van Heugten, già

Head of Collections al Van Gogh Museum di Amsterdam, Jenny Reynaerts,

senior Curator 18th and 19th Century Paintings al Rijksmuseum di Amsterdam e

Stéphane Guégan, conservatore del Dipartimento di Pittura al Musée d’Orsay.

Infine il progetto allestitivo, affidato al celebre architetto giapponese Kengo

Kuma (tra i cui progetti si rammentano il Museo Hiroshige e il Tokyo Suntory

Building), immerge il visitatore nel tema dell’esposizione, nel rispetto del progetto

scientifico e della poetica del grande olandese.

Ispiratosi al paesaggio rurale e ai suoi colori neutri, Kengo Kuma ha ricercato un

materiale che potesse rievocare la matericità, l’organicità e l’odore della terra – la

iuta - trasformandola in uno spazio avvolgente che ricorda le linee libere e

morbide della pittura di Van Gogh, in cui le opere sembrano quasi fluttuare nella

luce disegnata dai light designer di Viabizzuno.

LA MOSTRA

L’esposizione, articolata in sei sezioni, si focalizza sul rapporto tra l’uomo e la

natura che è al centro di tutta l’opera vangoghiana: dai primi disegni, in cui Van

Gogh sviluppa gradualmente la tecnica, all’esplosione accesa e vitale dei colori

dei paesaggi più tardi; dai ritratti, spesso non d’individui, ma di tipologie – come

“il contadino” - alle nature morte, che rispecchiano sempre la rustica semplicità

che aveva osservato nella vita dei campi. L'Autoritratto, che apre la mostra, è

uno dei tanti che Van Gogh dipinse osservando attentamente la propria

immagine allo specchio: un’opera capace di farci credere di conoscerlo di

persona. A raccontare la personalità di Van Gogh saranno le sue stesse parole,

attraverso le sue celeberrime lettere citate nelle didascalie e in parte esposte in

mostra, che accompagneranno il visitatore nel percorso espositivo. Il fine è di

illustrare il contenuto delle sue opera, la sua poetica, la sua arte, attraverso ciò

che Vincent raccontava a Theo e ai destinatari delle sue lettere.

Lungo le sei sezioni (L’uomo e la terra, Vita nei campi; Il ritratto moderno; Nature

morte; Le lettere; Colore e vita), il visitatore avrà modo di osservare e fare propria

la vita e la fatica dei campi innanzitutto attraverso i suoi disegni - tra cui

rammentiamo Contadina che lega fascine di grano ma anche che spigola o

zappa. Una tecnica, quella del disegno, molto amata da Van Gogh e che gli

consentì di affermare “studiare e disegnare tutto ciò che appartiene alla vita

contadina… adesso non sono più così impotente davanti alla natura come un

tempo”. Un percorso che lo portò fino all’immersione totale nel paesaggio

colorato a olio, vissuto come una rivelazione, quella che ebbe arrivando in

Provenza (“Il Mediterraneo ha un colore come gli sgombri, cioè cangiante, non si

è mai sicuri se sia verde o viola, non si è mai sicuri se sia azzurro, perché un

istante dopo il riflesso cangiante ha assunto una tinta rosa o grigia”) testimoniato

in mostra da opere quali Veduta di Saintes Marie de la MerUliveto con due

raccoglitori di olive La vigna verde.

E ancora i ritratti perché, come scrive nel giungo del 1890, “ci sono facce

moderne che verranno guardate ancora a lungo, che forse verranno rimpiante

cent’anni dopo”. Facce come quella del Ritratto di Joseph-Michel Ginoux o del

Ritratto di Joseph Roulin.

Van Gogh cerca nel mondo contadino, nelle creature semplici e pure, come quel

postino che lo andava a trovare tutti i giorni in manicomio e cantava la

Marsigliese, il senso della vita e delle cose. Lo trova nella fatica, nel duro lavoro.

Come i contadini e i pescatori che ritrae perché, come scrive sempre al fratello,

suo destinatario preferito, “Noi altri dovremmo invecchiare lavorando duramente,

ed ecco perché allora ci deprimiamo quando le cose non vanno”.

Un lavoro mai ripagato, impossibile da capire all’epoca, perché con tratti e stile

del tutto nuovo, nonostante le influenze e i rapporti con Impressionisti e gli

amatissimi Millet e Daumier, intensificato dalle letture dei romanzieri

contemporanei (come testimonia il saggio in catalogo a firma di Stéphane

Guégan), anch’essi troppo avanti per i tempi.

In concomitanza con la mostra la Fondazione Cineteca Italiana propone nel

mese di dicembre 2014 una rassegna intitolata Van Gogh. L’uomo e la terra: i

film. Le proiezioni si terranno presso lo Spazio Oberdan di Milano.

Catalogo 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE