Le mostre di primavera prodotte da 24 ORE Cultura

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La primavera è arrivata anche al Mudec di Milano, che ospita per questo inizio di 2024 ben tre mostre curate da 24 ORE Cultura. All’insegna di un’offerta culturale che quest’anno spazia dal main stream rappresentato da Picasso alla mostra di ricerca come quella sul tatuaggio, fino al contemporaneo più pop con la personale di Martin Parr, ecco nel dettaglio le mostre di 24 ORE Cultura visitabili in questi mesi.

La mostra “Martin Parr. Short&Sweet”, allestita presso lo spazio Mudec Photo, presenta oltre 60 scatti, scelti e selezionati dall’autore, insieme a elementi installativi e wall paper e ripercorre la sua lunga carriera attraverso i progetti più noti che raccontano il suo inedito stile documentario dentro le incongruenze sociali e culturali del mondo occidentale, in particolar modo europeo.

Attraverso una cronaca fotografica senza filtri e fuori dalla retorica, la mostra si apre con la serie "Non-Conformists", immagini in bianco e nero scattate dal 1975 al 1980 da un inedito, giovane e ispirato Parr, fino alle più conosciute serie a colori: da “The Last Resort”, oltraggioso e amaramente ironico reportage condotto dal fotografo sulle spiagge di Brighton, a “Common Sense”, fotografie che esplorano con sguardo sardonico la realtà plastificata e pacchiana del consumismo, fino ad arrivare al progetto successivo, tutt’ora in corso, che riguarda ancora il turismo e la volontà di Parr di condurci in molti siti famosi, mostrando la differenza tra la mitologia idealizzata del luogo e la realtà depredata dall’ “uso” del luogo stesso. Insieme al turismo c’è poi il ballo, tema che mostra la folle energia che Parr registra sulle piste da ballo e il corpo collettivo che si manifesta senza riserve.

La mostra si conclude con un soggetto con cui Parr si è sempre confrontato, la spiaggia, con immagini provenienti da tutto il mondo, in un caleidoscopio di immaginari del corpo svestito che si mostra in pubblico.

Visitabile fino al 30 giugno 2024.

 

24 ORE Cultura propone al pubblico di leggere il grande genio di Picasso alla luce del suo amore per l’‘arte primitiva’, e ne racconta la rielaborazione intellettuale e l’eredità artistica sottesa nelle sue opere attraverso un grande progetto espositivo appositamente pensato per essere ospitato nel cuore del MUDEC, che racconta le culture del mondo e la loro reciproca e costante influenza.

Picasso. La metamorfosi della figura” porta a Milano oltre quaranta opere del maestro spagnolo, tra dipinti, sculture, insieme a 26 disegni e bozzetti di studi preparatori, del preziosissimo Quaderno n. 7 concesso per la mostra dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso - Museo Casa Natal di Malaga.

La mostra è curata da Malén Gual, conservatrice del Museo Picasso di Barcellona e Ricardo Ostalé.

Fondamentale è l’accompagnamento in questo percorso assolutamente peculiare e inedito di tutti i principali musei spagnoli che possiedono le più importanti collezioni di Picasso in quella che fu sempre la sua patria, la Spagna: in primis la Casa Natal di Malaga, ma anche il Museo Picasso di Barcellona e il Museo Reina Sofia di Madrid, oltre a numerosi collezionisti privati.

Insieme all’apporto dell’Administration Picasso - presieduta dalla figlia Paloma Ruiz-Picasso - e degli eredi, che hanno creduto nel progetto espositivo di 24 ORE Cultura confermando importanti prestiti, la mostra “Picasso. La metamorfosi della figura” chiude dunque idealmente un lungo 2023 di celebrazioni del 50° anniversario della morte del pittore con una mostra che è fortemente e volutamente ‘spagnola’ nell’identità del progetto, ma ‘universale’ nel cuore della visione artistica che di Picasso propone al pubblico.

Il progetto è anche l’occasione per rivedere ospitata al Mudec, dopo anni, la Femme nue del Museo del Novecento di Milano, meraviglioso dipinto che fu fondamentale preludio al capolavoro picassiano Les Demoiselles d’Avignon, in dialogo con magnifici dipinti di maschere. In un gioco di specchi e rimandi che dal più remoto passato guarda al contemporaneo, la selezione della produzione del Maestro spagnolo presentata in mostra è in dialogo con un corpus di fonti antiche e reperti archeologici ed etnografici.

La mostra guarda al primitivo per spiegare come l’opera di Picasso abbia affondato le sue radici nel passato, ma guarda anche al presente per fornire una chiave di lettura della evoluzione della pittura contemporanea e delle nuove generazioni di artisti africani che si sono trovati a confrontarsi con il genio spagnolo, e ne hanno assorbito/rifiutato – sicuramente rielaborato - il suo linguaggio e la sua visione.

 

Marzo invece vede - sempre al Mudec – l’avvio di una mostra particolare e di ricerca. Dal 28 marzo 2024 apre al pubblico l’originale progetto espositivo “Tatuaggio. Storie dal Mediterraneo”, a cura di Luisa Gnecchi Ruscone e Guido Guerzoni, con la collaborazione di Jurate Francesca Piacenti e la consulenza scientifica del Museo delle Culture, e con Fondazione Deloitte come Institutional Partner della mostra.

Un tatuaggio può essere un messaggio da mostrare agli occhi del mondo, un ornamento che ci persuade o illude di essere unici e uniche, un voto mantenuto o un giocoso souvenir, un simbolo d’appartenenza o una dichiarazione d’indipendenza, una prova d’amore o l’elaborazione di un lutto.

Secondo le ultime ricerche pubblicate, infatti, l’Italia figura al primo posto tra le nazioni con il numero più elevato di persone tatuate, con il 48% della popolazione adulta, seguita dalla Svezia (47%) e dagli Usa (46%). Si tratta di un fenomeno sociale e culturale recente, ma che ci caratterizza significativamente, anche in virtù di una tradizione antica, che pochi conoscono.

Da queste considerazioni di carattere anche sociale oltre che culturale nasce l’interesse del Mudec, che ha voluto approfondire la conoscenza di pratiche, ritualità, forme ed espressioni che si ritrovano in qualsiasi epoca e in ogni angolo della terra - dall’antichità ad oggi  - attraverso un progetto espositivo che affronta il tatuaggio dal punto di vista storico, antropologico e culturale, partendo dai luoghi in cui sono state rinvenute le sue prime inconfutabili testimonianze: il bacino del Mediterraneo.

 

 

* Nella foto: Martin Parr

 

Common Sense, 1995-1999

 

© Martin Parr/Magnum Photos